La malinconia di Chateaubriand





Oggi voglio ricreare l’atmosfera pre-romantica e autunnale che respirava Chateaubriand all’inizio dell’Ottocento.
Catapultiamoci nell’autobiografia dell’autore con “Le memorie d’oltretomba”.


Questo delirio si protrasse per due interi anni, durante i quali le facoltà dell'animo mio giunsero all'acme dell'esaltazione. Parlavo già poco, finii per non parlare più; prima almeno studiavo: ora invece buttai via i libri; il mio gusto della solitudine aumentò. Avevo tutti i sintomi di una violenta passione: gli occhi mi si incavarono; dimagrivo, non dormivo più, ero distratto, triste, ardente, intrattabile.
Trascorrevo il tempo in modo selvaggio, bizzarro, insensato, ma pieno di voluttà.
C'era a nord del castello una landa disseminata di pietre druidiche; al tramonto andavo a sedermi su una di queste pietre. La cima dorata dei boschi, lo splendore della terra, la stella della sera che brillava attraverso le nuvole rosa, mi riconducevano ai miei sogni: avrei voluto poter godere di quello spettacolo con l'oggetto dei miei desideri. Seguivo col pensiero l'astro del giorno: gli affidavo la mia beltà perché la presentasse con sé, radiosa, a ricevere gli omaggi dell'universo. [...]
Altre volte seguivo un sentiero abbandonato, corsi d'acqua delimitati da piante acquatiche, ascoltavo le voci che escono dai luoghi solitari, ad ogni albero porgevo l'orecchio: mi pareva di udire il chiaro di luna cantare nei boschi: avrei voluto rievocare quelle delizie e le parole mi morivano sulle labbra. Non so dire come ritrovassi la mia dea anche nelle vibrazioni di una voce, nei fremiti di un'arpa, nei suoni limpidi o vellutati di un corno o di un'armonica.
Sarebbe troppo lungo descrivere i bei viaggi che facevo col mio leggiadro amore; dire come abbiamo visitato insieme, mano nella mano, le rovine illustri, Venezia, Roma, Atene, Gerusalemme, Menfi, Cartagine; [...]
Più la stagione era triste e più s'accordava col mio stato d'animo. Poiché la stagione del gelo rende più difficili le comunicazioni, gli abitanti della campagna restano isolati: ci si sente meglio al riparo dagli uomini.
Un carattere meditativo si affeziona ai paesaggi autunnali: le foglie che cadono come gli anni, i fiori che appassiscono come le ore, le nuvole che fuggono come le nostre illusioni, la luce che si affievolisce come la nostra intelligenza, il sole che si raffredda come i nostri amori, i fiumi che si popolano di ghiacci come la nostra vita, hanno segrete analogie con i nostri destini.
(Memorie d'oltretomba, libro III)
Traduzione di Eva Timbaldi Abbruzzese, per la versione originale clicca qui



Immaginiamocelo per un attimo questo poeta solitario che va a sedersi sulle pietre druidiche al tramonto o che segue sentieri solitari ascoltando il richiamo della natura. Si sente nelle sue parole una vaga onda di malinconia. Perché dico vaga e perché dico onda?
Lui stesso definiva la sua “malattia” con il termine “vague des passions”, letteralmente “onda delle passioni”. È il mal du siècle, un misto di sentimenti ed emozioni vaghe che portano ad uno stato di angoscia esistenziale, di inquietudine, di introspezione e d'incapacità ad agire.

A proposito dell’incapacità di agire, è lo stesso Chateaubriand a fornircene un esempio parlando di due anziane, amiche da sempre e che prima o poi sono costrette ad essere divise dalla morte. È la morte stessa, secondo il nostro pre-romantico, ad annullare il senso della vita e quindi a portarci ad un’immobilità. Tutto è effimero, a che serve vivere?


Questa impossibilità di durata e di continuità dei legami umani, questo oblio profondo che ci segue, questo invincibile silenzio che si impadronisce della nostra tomba e di là si estende sulla nostra casa, mi riconducono senza posa alla necessità dell’isolamento. Qualsiasi mano è buona per darci il bicchiere d’acqua di cui possiamo aver bisogno nell’arsura della morte. Ah! che essa non ci sia troppo cara! Perché, come abbandonare senza disperazione la mano che abbiamo coperta di baci e che vorremmo tenere eternamente sul nostro cuore?
(Memorie d’oltretomba, libro I)
Traduzione di Eva Timbaldi Abbruzzese, per la versione originale clicca qui

La vague des passions diventerà un topos del romanticismo.

« Si abita, con un cuore pieno, un mondo vuoto; e senza aver utilizzato nulla, siamo disillusi da tutto» dirà ancora Chateaubriand. È una sorta di sehnsucht, un insaziabile desiderio di qualcosa di indefinito, o come qualcuno ha detto "l'inconsolabile desiderio nel cuore dell'uomo per non si sa che cosa".
Il poeta avverte tutto questo e lo registra nelle sue memorie che non sono altro che un diario aperto sul senso dell’esistenza, una repentina serie di domande senza risposta.


Oggi ancora rimpiango le mie chimere senza più inseguirle, voglio risalire la china dei miei giovani anni: queste memorie saranno un tempio della morte edificato alla luce dei miei ricordi.
(Memorie d’oltretomba, libro I)
Traduzione di Eva Timbaldi Abbruzzese, per la versione originale clicca qui



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